Come spiegherò in questo articolo, decodifica e comprensione sono due meccanismi differenti che non necessariamente vanno di pari passo: un dislessico infatti può mantenere intatta la compresione di un testo e, viceversa, un normolettore può riscontrare difficoltà a fronte di una lettura fluida. In entrambi i casi è possibile intervenire con percorsi mirati che possano potenziare le aree più fragili.
Disturbo di comprensione del testo: cos’è?
Il disturbo di comprensione del testo scritto è caratterizzato, rispetto ad altri disturbi dell’apprendimento, dal riferimento ad una variabile (il testo) di difficile controllo sperimentale, da una minore specificità e da una minore possibilità di individuazione di substrati neurologici specifici.
Tale disturbo può essere definito come la difficoltà a comprendere in modo adeguato il significato del testo ed è particolarmente specifico se si accompagna ad un’adeguata capacità di decodificare il testo stesso.
Nella pratica scolastica e clinica, si possono incontrare bambini in cui a competenze di lettura nella norma corrispondono non altrettanto adeguate capacità di comprensione del testo: in altre parole, questi bambini leggono bene ma hanno forti difficoltà a capire quanto hanno letto.
In quanto problema che coinvolge aspetti cognitivi di ordine superiore, il disturbo di comprensione del testo (DCT) non può essere considerato un disturbo di apprendimento “specifico”, infatti i profili dei bambini che rientrano in tale categoria sono estremamente eterogenei e dunque risulta molto difficile fornirne una descrizione unitaria.
Ciò nonostante è opportuno evidenziare che il bambino con DCT, considerate le difficoltà che incontra, può comunque rientrare tra i bambini con Bisogni Educativi Speciali (BES) e quindi usufruire della personalizzazione della didattica.
La comprensione di un testo implica la costruzione di una rappresentazione mentale dei contenuti in cui le nuove informazioni vengono integrate in modo appropriato a quelle già possedute dal bambino.
A sua volta, la rappresentazione mentale coinvolge funzioni quali la memoria a breve e lungo termine, la memoria di lavoro, la metacognizione e le abilità di decodifica e sensibilità al testo (ovvero la capacità di individuare parole chiave, incongruenze, omissioni, argomento o personaggio centrale,…).
Decodifica e comprensione: quale differenza?
Con il termine decodifica si intende la capacità di riconoscere e pronunciare correttamente le parole che compongono un testo, mentre la comprensione riguarda la capacità di coglierne il significato.
Nel primo caso, l’obiettivo sarà quello di automatizzare il processo di riconoscimento delle parole.
Nel secondo caso sarà necessario promuovere l’abilità di individuazione delle informazioni principali in un testo, la sua struttura nonché l’abilità di trarre inferenze lessicali (inferire il significato di una parola sconosciuta dal contesto) e semantiche (recuperare informazioni collegate all’argomento che favoriscono la comprensione).
Lettore abile o meno abile?
Le differenze tra lettori abili e lettori non abili potrebbero inoltre riguardare la quantità di conoscenze precedenti che un lettore possiede; molti studi infatti hanno evidenziato come il patrimonio di conoscenze, generali o specifiche, che il lettore possiede sull’argomento, influenzi la comprensione del testo stesso.
Un lettore riesce cioè a comprendere e ricordare più facilmente testi che riguardano argomenti in cui è “esperto” a prescindere dalle caratteristiche del testo stesso e ciò gli permette di fare le adeguate inferenze (specificando che fare inferenze significa capire le cose non dette all’interno del testo, fare collegamenti e comprendere il significato di un parola sulla base del contesto in cui è inserita); la capacità di trarre inferenze dal testo è dunque strettamente legata al livello di maturità raggiunto dal lettore.
La comprensione del testo coinvolge anche la memoria a breve termine e la memoria di lavoro.
La memoria a breve termine è il magazzino che consente il mantenimento temporaneo delle informazioni; una sua caratteristica è quella di essere a capacità limitata e può quindi contenere un numero circoscritto di informazioni.
Nei cattivi lettori le informazioni importanti sono meno attive in memoria o non vengono ricodificate in unità significative in modo da non sovraccaricare il sistema. In altre parole potremmo dire che, nel complesso, i due tipi di lettori differiscono nel recupero della memoria a breve termine per una diversa abilità nell’inibire le informazioni non importanti.
Il lettore, infatti, per arrivare a comprendere ciò che legge, deve costruirsi una rappresentazione coerente del brano. La sua costruzione avviene partendo dai primi elementi contenuti nel testo: sulla base del loro contenuto alcune informazioni in memoria saranno attivate, altre saranno inibite.
Proseguendo la lettura, se le indicazioni attivate saranno ancora coerenti, la costruzione sarà mantenuta, in caso contrario saranno attivate altre celle della memoria e ricomincerà il processo di costruzione.
Ne consegue che i cattivi lettori, non riuscendo ad inibire le informazioni irrilevanti, mantengano attive in memoria troppe substrutture che appesantiscono la rappresentazione globale del testo.
Ruolo della Metacognizione
Oltre alla memoria, un’altra importante componente abbiamo detto essere la conoscenza metacognitiva.
Il termine metacognizione si riferisce alle conoscenze che un soggetto ha delle proprie capacità cognitive e al controllo che è in grado di esercitarvi.
Interessarsi alla comprensione da un punto di vista metacognitivo, significa dunque considerare le conoscenze che il lettore ha sullo scopo della lettura, sulle strategie che adotta per raggiungere questo scopo e sul controllo che esercita per monitorare la propria comprensione.
Concludendo, potremmo affermare che la scelta di un programma di trattamento per il miglioramento dei disturbi di comprensione può seguire due differenti itinerari:
- si potrebbe lavorare direttamente sulle abilità che sottostanno al processo di comprensione (fare inferenze, individuare le informazioni importanti in un testo,…);
- oppure si potrebbe lavorare per migliorare le conoscenze e le strategie che si pensa influenzino la comprensione del testo.
Come intervenire?
Nel primo caso, l’intervento interesserà gli aspetti cognitivi delle difficoltà di comprensione; nel secondo caso, promuoverà le conoscenze metacognitive del lettore, la conoscenza di strategie utili durante la comprensione oppure il cambiamento del suo stile attributivo.
Utilizzare entrambi i programmi consentirebbe al bambino di acquisire nuove strategie e di comprendere la loro utilità, di riflettere sulle proprie conoscenze circa gli scopi della lettura e favorirebbe il miglioramento delle abilità di controllo.
La promozione di queste riflessioni permetterebbe inoltre cambiamenti positivi anche in altri ambiti cognitivi: un aumento della competenza cognitiva in un determinato ambito, non solo sortisce un effetto positivo nelle prestazioni relative a quell’abilità ma anche un generale aumento delle conoscenze in altri ambiti apparentemente lontani dal processo cognitivo trattato.