Il linguaggio è dunque una capacità unicamente umana e corrisponde alla più straordinaria conquista del bambino nei primi anni di vita.
La comunicazione si sviluppa affinché tra bambino e adulto si costruisca un sistema interattivo aperto che si autoregola e autocorregge in funzione dello scopo; capace di costruire e condividere significati, secondo sequenze comunicative in cui i due interlocutori si influenzano a vicenda tramite i feedback che caratterizzano sempre gli scambi comunicativi.
Come abbiamo detto, la predisposizione a comunicare e interagire sembrerebbe essere presente fin dalla nascita; il bambino infatti dispone di strumenti comunicativi come il pianto e, poco dopo, il sorriso che gli consente di relazionarsi con l’altro.
Tra i vari autori che hanno cercato di comprendere con quali modalità avvenga l’acquisizione del linguaggio, ricordiamo Chomsky, Piaget e Vygotskij.
Chomsky afferma che in ogni persona sia presente un meccanismo innato che permette di acquisire il linguaggio: tale dispositivo (LAD) sarebbe comune a tutti e permetterebbe ai bambini di percepire le frasi udite e di utilizzare le regole grammaticali per generare frasi.
Secondo Piaget, che appartiene ad una prospettiva cognitiva, il bambino comprenderebbe ed utilizzerebbe certe strutture linguistiche solo quando le sue capacità cognitive gli permetteranno di farlo, ovvero quando saranno sufficientemente strutturate.
Vygotskij, con la sua teoria socioculturale, ritiene invece che grazie all’interazione con l’adulto il bambino possa acquisire segni e simboli, valorizzando in tal modo il ruolo della trasmissione culturale.
Lo sviluppo del linguaggio
Fase prelinguistica (0-12mesi)
Lo sviluppo comunicativo pre-linguistico precede e prepara la comparsa del linguaggio, attraverso l’evoluzione di espressioni e gesti comunicativi e attraverso l’evoluzione dei suoni che il bambino produce spontaneamente in suoni dotati di significati (ovvero le parole).
Gli atti perlocutori (piangere, sorridere, prendere, toccare, ecc.) costituiscono il principale repertorio comunicativo cui attingere e sono finalizzati ai bisogni primari; il bambino infatti impara a riprodurli con volontà, consapevolezza e intento comunicativo.