Si tratta dunque di un disturbo evolutivo di origine neurobiologica che interferisce con le normali attività della vita quotidiana; inizialmente si è ipotizzato che il nodo principale del disturbo fosse legato alle difficoltà attentive ma di recente si è posto l’accento sulle difficoltà di autoregolazione ovvero sull’incapacità di gestire il proprio comportamento in maniera autonoma.
Inevitabilmente tali problemi di autocontrollo compromettono le relazioni interpersonali e questi bambini vengono spesso rifiutati o emarginati proprio a causa del loro comportamento inadeguato.
Competenze sociali e disturbo di apprendimento non verbale
Il Disturbo di Apprendimento non verbale (DANV o NLD) è una sindrome neurologica caratterizzata da grandi difficoltà nell’utilizzare la comunicazione non verbale, in particolare nelle abilità visuo-spaziali. Doveroso specificare che la comunicazione non verbale riguarda quella parte di comunicazione che avviene attraverso segnali e simboli non linguistici (espressioni del viso, mimica e postura). Pur riportando prestazioni sufficienti nei compiti verbali e uno sviluppo linguistico adeguato, i ragazzi con tale disturbo presentano compromesse le abilità di pragmatica del linguaggio fondamentale per instaurare e mantenere le relazioni interpersonali.
Considerando che una significativa parte della comunicazione avviene attraverso il linguaggio non verbale, chi ha un deficit nell’interpretazione di tali segnali può essere a rischio di sviluppare problemi emotivi e sociali, o addirittura tratti ansiosi e depressivi. Alcuni autori hanno approfondito l’analisi delle capacità di riconoscimento e comprensione sociale in bambini con NLD.
“I risultati del loro studio hanno evidenziato che tale gruppo di bambini era meno accurato nell’abbinare le emozioni ai gesti e alle espressioni del volto di soggetti adulti … Secondo gli autori, lo scarso riconoscimento delle espressioni di volti degli adulti (rispetto ai volti di altri bambini) può essere imputato anche alla minore familiarità con questo tipo di stimoli, dal momento che i bambini con NLD hanno difficoltà in tutti i compiti che introducono materiali nuovi.” (2)
Teorie della competenza sociale
Secondo l’approccio socio-cognitivo il comportamento che mettiamo in atto dipenderebbe dal modo in cui consideriamo la situazione sociale, per cui le nostre azioni deriverebbero non tanto dall’evento in sé, quanto dalla nostra personale interpretazione dell’evento stesso. Di conseguenza risulta fondamentale possedere un buon processo decisionale che ci permetta di ridurre al minino eventuali distorsioni che potrebbero provocare disadattamento o comportamento antisociale.
Un altro approccio interessante è quello delle competenze sociali a tre livelli secondo il quale l’adeguamento sociale è correlato a “quanto” il livello di sviluppo del bambino soddisfi le aspettative di genitori, insegnanti e società.
Una delle principali componenti della competenza sociale parrebbe essere la Teoria della Mente ovvero l’essere in grado di attribuire stati mentali (credenze, emozioni, desideri, intenzioni e pensieri) a sé stessi e agli altri e conseguentemente prevedere il proprio e altrui comportamento; tale abilità è quella che permette di dare un senso alle interazioni favorendo l’adattamento all’ambiente sociale.
Se adeguatamente sviluppata, essa comporta una maggiore capacità di riflettere su sé stessi, aiutandoci a mettere in relazione le nostre conoscenze e credenze con il nostro comportamento.
Note:
(1) (Salviato C., Mammarella I.C., Cornoldi C. – “Intervento per difficoltà socio-relazionali” – pag. 12)
(2) (Salviato C., Mammarella I.C., Cornoldi C. – “Intervento per difficoltà socio-relazionali” – pag. 18)